RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX -
Condannato agente Sisde:«Spiava violando la legge»
Genova, 5 novembre 2009
Condannato agente Sisde:«Spiava violando la legge»
schedati a genova banche e avvocati, si infiltrò nei centri sociali per il
g8
Sentenza-choc: lavorava davvero per i servizi segreti, ma ha esagerato
SI INFILTRÒ nei centri sociali «in coincidenza con i preparativi del G8 di Genova». Indagò sotto copertura sugli attentati di matrice anarchica alla
questura e alle caserme della polizia a Sturla e dei carabinieri a Pra' e
Voltri, a suo dire «raccogliendo anche campioni di stupefacenti ed
esplosivo». Pietro Altana, 49 anni, era un collaboratore dei servizi
segreti del Sisde, oggi rinominato Aisi. «Cercava documenti top secret,
facendo l'addetto delle pulizie di alcune aziende genovesi e rovistando
nei cestini della spazzatura». Poi «una volta o due a settimana»
consegnava tutto al suo contatto, un maresciallo della Guardia di finanza,
e veniva pagato «in rimborsi spese rigorosamente in nero».
È un giudice del tribunale di Genova, Enrico Gatti, a raccontare in una
sentenza rimasta finora inedita uno dei retroscena più inquietanti e
riservati della cronaca giudiziaria del capoluogo ligure degli ultimi
anni. Ed è la storia del furto di alcuni cd e della ricettazione di un
certo numero di oggetti di elettronica e hi-fi dietro a cui, si è scoperto
nel corso delle udienze a porte chiuse, si celavano le indagini parallele
e in alcuni casi «non autorizzate» di un vero agente 007. La sentenza che
lo rivela ha condannato Pietro Altana, appunto, a due anni di reclusione.
La vicenda emerge a pochi giorni dalla perquisizione, scattata su
rogatoria dell'autorità giudiziaria Statunitense, degli uffici di una
società italo-iraniana, la Irasco, sospettata di aver contribuito a
violare l'embargo deciso dall'Onu nei confronti di certe forniture
industriali agli impianti di Stato di Teheran. Proprio Altana aveva
rivelato, al processo che lo vedeva imputato, di aver avuto l'incarico di
spiare le società iraniane. Aziende inserite in un lungo elenco di "sorvegliati speciali", «su ordine dei Servizi», con studi tributari, come
quello di Victor Uckmar, legali, come lo studio Bonelli, uno dei più
grandi d'Europa, protagonista di alcune delle operazioni più importanti
della storia economica italiana degli ultimi anni, come il salvataggio di
Alitalia (oltre che per Genova la scissione Amt-Ami), e anche banche, come
la Carige. L'elenco è contenuto nel fascicolo di inchiesta, aperto dal pm
Anna Canepa, poi archiviato perché a giudizio degli investigatori dei
carabinieri che vi lavorarono «non furono trovate carte rilevanti».
Ufficialmente Altana fu trattato dagli inquirenti come una sorta di
millantatore. In realtà, al processo la testimonianza del maresciallo dei
Servizi segreti che lo aveva "assoldato" ha confermato che le
investigazioni erano il frutto di un mandato effettivo dell'ex Sisde. Il
punto cruciale è stato quello riguardante i reati contestati ad Altana
compiuti, secondo la sua difesa, per «la ragion di Stato». Quando fu
arrestato e trovato in possesso di oggetti di provenienza furtiva l'agente
segreto si era difeso sostenendo che erano prove raccolte nel corso di
indagini pronte per essere consegnate al suo contatto nei servizi. Il
giudice Gatti ha sentenziato che per poter essere «esentato dalla pena in
caso di violazione della legge per un fine legittimo (come è la sicurezza
nazionale)» sono necessari «requisiti tassativi»: bisogna essere
«organici» ai Servizi segreti ed aver eseguito un «ordine legittimo
dell'autorità». E Altana a processo è risultato essere ufficialmente come
«un semplice informatore» e il suo referente nel Sisde ha negato di aver
impartito ordini fuorilegge. Il sospetto è che Pietro Altana fosse stato
assoldato per indagare ai limiti della legalità e occasionalmente anche
oltre e che, dopo essere stato colto in fallo dai carabinieri, sia stato
sostanzialmente scaricato. Ma su questo nemmeno il giudice, evidentemente,
se l'è sentita di proferir parola.
Graziano Cetara
Matteo Indice